Le “Ròsole” sono le giovani piante di Papavero selvativo, Papaver rhoeas, conosciuto localmente come “rosolaccio”, un ingrediente “povero” con cui i contadini, e non solo, arricchivano la propria dieta.
Un tempo i papaveri infestavano i campi, le coltivazioni ed i prati; ma a causa dei continuo uso di pesticidi, anche questa pianta estremamente prolifica, si comincia ad intravedere meno. Dal dopoguerra tuttavia il suo uso si è fatto sempre più raro.
Va raccolta la piantina prima che cominci a sviluppare i fiori, lasciando preferibilmente la radice nel terreno, per favorire lo sviluppo di una nuova pianta. I nostri nonni la usavano in abbondanza dopo l’inverno, per le sue proprietà purificanti e depurative.
Il contenuto di alcaloidi nelle foglie è irrilevante, per cui le proprietà narcotiche come anche quelle calmanti, sedative e analgesiche sono blande, a differenza delle altre parti della pianta (semi, capsula, lattice, ecc).
Una curiosità: I petali freschi del fiore vengono usati per colorare sciroppi e bevande. Il “rosolaccio” è blandamente sedativo e antispasmodico, se ne usano i petali e le capsule svuotate dei fiori per infusi e sciroppi utili a calmare la tosse, l’insonnia e l’eccitazione nervosa.
SUGGERIMENTI PER LA CUCINA
Le ricette che si possono realizzare con le giovani foglie di papavero sono varie: ripieni di tortelli e ravioli, risotti, saltati in padella con olio e peperoncino, zuppe, minestre, polenta, fritelle, sformati, tortini ecc.
Per un risotto saporito e gustoso: una volta preparato il risotto base (olio, cipolla e un po’ di vino bianco, a chi piace) a metà cottura aggiungere le rosole lavate e tagliuzzate. Mantecare con il parmigiano o altro formaggio stagionato, e a piacere una noce di burro. Sapori semplici, delicati, come una volta.
La Biologa Nutrizionista D.ssa Giancarla Monticelli