♣ INDIVIA RICCIA E SCAROLA

INDIVIA RICCIA E SCAROLA, L’ITALIA TOP AL MONDO

Lo sai che le indivie sono piante di lunga tradizione ma anche altamente innovative? SIPO parla della sua evoluzione.

Il nome corretto è Indivia o Cichorium endivia, ed è un ortaggio a foglia originario del bacino del Mediterraneo. In alcune zone italiane è un contorno tradizionale usato cotto, mentre in altre zone viene utilizzato come parte integrante delle insalate, data la sua elevata croccantezza. Ne esistono due tipi: Cichorium endivia var. latifolium o scarola indivia e Cichorium endivia var. crispum o indivia riccia.

Le indivie tendono ad avere un sapore amaro, che i romani indicavano con il termine “intybus”. Da qui il nome che originariamente aveva la cicoria comune: Cichorium intybus. Questa caratteristica ha portato a considerarle utili come pianta medicinale: dall’uso contro l’indigestione (o problemi al fegato) ai dolori intestinali, dalle infiammazioni renali alla stitichezza. L’Italia è il primo produttore di scarola e indivia riccia al mondo. I primi dati ufficiali risalgono al 1964, quando la superficie coltivata era di circa 12mila ettari complessivi. I decenni successivi sono stati caratterizzati da un andamento positivo, ad oggi la superficie coltivata ad indivia riccia e scarola in Italia supera i 36.000 ettari con una produzione complessiva di oltre 2.200.000 quintali. L’indivia riccia e la scarola si possono coltivare sia in coltura protetta che in pieno campo, in natura sono piante a ciclo biennale, ma che diventano annuali per esigenze commerciali.

“La raccolta dei cespi di scarola – spiega Massimiliano Ceccarini CEO SIPO – avviene quando la pianta ha raggiunto il pieno accestimento e produce quello che noi definiamo ‘il cuore’. A questo punto i cespi vengono recisi a mano a livello del colletto, ripuliti dalle foglie vecchie e rovinate quindi disposti negli appositi contenitori di trasporto. Da qui raggiungono i nostri magazzini, dove sono presenti le apposite celle frigorifero. E’ buona norma effettuare la raccolta con cespi asciutti, per evitare eventuali problematiche in fase di conservazione.

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